domenica 30 giugno 2013

Il Governo ha presentato il suo piano per il lavoro. Darà incentivi alle imprese che assumono giovani under 30 che hanno determinate caratteristiche. Un bonus simile era stato previsto anche dal governo Monti, nel decreto Salva Italia, (dl. 214 del 22 dicembre 2011) e riguardava non solo gli under 30 ma anche le donne over 30. Letta ha detto sulla prima pagina del Corriere che, anche se le per Pari Opportunità non c'è più un Ministero, lui alle donne ci tiene tantissimo. Ma una cosa sono le parole, un'altra i fatti. Per intanto, dal punto di vista di genere, per le donne adulte le cose peggiorano un pochino, rispetto a Monti. Che la metà delle donne italiane in età lavorativa non abbia un lavoro è uno spreco e un allarme sociale tanto quanto che non abbiano lavoro i giovani dei due sessi. Non vogliamo fare guerre fra poveri: ma non possiamo neanche accettare in silenzio che, nel mezzo delle fanfare su quanto importanti siano le donne, si sia fatto, intanto, un piccolo passo indietro. Ma c'è secondo me un problema ancora più serio: dobbiamo tutti convincerci che oggi il lavoro non lo crea il Ministero del lavoro. Non lo crea il governo. Venti anni fa era diverso. Venti anni fa i più importanti economisti mondiali guardando ai dati Europei e Italiani avevano scoperto la cosiddetta "isteresi", cioè il fatto che quando l'economia incontrava un ostacolo, era lenta a ritrovare la strada della crescita perchè il mercato del lavoro era "rigido", era regolato male, da leggi errate. Era difficile assumere, c'era un solo tipo di contratto di lavoro consentito, era difficile licenziare, era difficile aggiustare gli orari di lavoro, c'erano indicizzazioni dei salari che li rendevano incomprimibili. Era prima del pacchetto Treu, prima della Legge Biagi, prima di una ridefinizione della giurisprudenza che oggi ci dà oltre 40 tipologie di contratto atipico, prima che i sindacati dimostrassero la loro disponibilità e comprensione dei fenomeni della globalizzazione che ora, salvo qualche frangia, hanno perfettamente chiari. Allora la mancanza di flessibilità portava disoccupazione. Oggi questa flessibilità c'è. Tutto il lavoro che si poteva creare per quella via, poco o molto che fosse, è già stato creato. Il bisogno di flessibilità delle imprese è già stato soddisfatto. Quaranta anni fa era ancora più diverso: bisognava creare quello Stato sociale, scuola pubblica, ospedali, infrastrutture, il governo assumeva direttamente una massa di impiegati pubblici. Era un'altro mondo, un'altra economia, un'altro pianeta Terra. Oggi gli occupati nel settore pubblico non possono aumentare di numero. Non si saprebbe dove prendere le risorse, chi tassare. Bisognerebbe, anzi, riuscire a snellire la burocrazia della P.A. senza peggiorarne i servizi. Come si crea lavoro oggi? Il lavoro non si crea prelevando denaro alle imprese nella forma di tasse e ridandolo alle imprese nella forma di incentivi. Con questo metodo si fa solo un pò di redistribuzione - verso i giovani , abbiamo visto, e non verso le donne. Il lavoro si crea solo in un modo: producendo beni e servizi che il pubblico pagante (sottolineo pagante: che ha soldi in tasca) vuole comprare, perchè sono di alta qualità, perchè sono di basso costo, perchè soddisfano bisogni vecchi e nuovi. Sul basso costo non possiamo più competere, l'ingresso della Cina e degli altri Brics ce ne ha tolto la possibilità. Possiamo e dobbiamo competere sulla qualità, sulla novità, sulla creatività, sulla bellezza: su quelli che sono già da ora i punti di forza dell'Italia. Gli investimenti nell'istruzione sono tutti investimenti in lavoro. Se potessimo dovremmo mettere più soldi nelle tasche della gente. Difficile nell'attuale contesto politico Europeo, ma io sarei favorevolissima ad allentare i parametri del Patto di stabilità e consentire il deficit al 7% e il debito al 120% del Pil. Sono convinta che l'inflazione di questi tempi non sarebbe un grosso problema. Ma come sempre, la politica democratica non può che fare quel che gli elettori chiedono. Nell'ultima campagna elettorale gli elettori hanno chiesto al governo due cose: la sinistra lavoro, la destra niente IMU. Tutte e due le richieste erano sbagliate - l'IMU ho spiegato perchè in uno scorso blog, il lavoro perchè darlo non è più compito e possibilità del governo. Ma cosa poteva fare un governo se non darci quel che avevamo chiesto? Non ci possiamo lamentare, tirem'innanz.

1 commento:

  1. "Il lavoro si crea solo in un modo: producendo beni e servizi che il pubblico pagante (sottolineo pagante: che ha soldi in tasca) vuole comprare, perchè sono di alta qualità, perchè sono di basso costo, perchè soddisfano bisogni vecchi e nuovi. Sul basso costo non possiamo più competere, l'ingresso della Cina e degli altri Brics ce ne ha tolto la possibilità. Possiamo e dobbiamo competere sulla qualità, sulla novità, sulla creatività, sulla bellezza: su quelli che sono già da ora i punti di forza dell'Italia. Gli investimenti nell'istruzione sono tutti investimenti in lavoro."
    Sono d'accordo. Ma come farglielo capire?

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