domenica 30 giugno 2013

Il Governo ha presentato il suo piano per il lavoro. Darà incentivi alle imprese che assumono giovani under 30 che hanno determinate caratteristiche. Un bonus simile era stato previsto anche dal governo Monti, nel decreto Salva Italia, (dl. 214 del 22 dicembre 2011) e riguardava non solo gli under 30 ma anche le donne over 30. Letta ha detto sulla prima pagina del Corriere che, anche se le per Pari Opportunità non c'è più un Ministero, lui alle donne ci tiene tantissimo. Ma una cosa sono le parole, un'altra i fatti. Per intanto, dal punto di vista di genere, per le donne adulte le cose peggiorano un pochino, rispetto a Monti. Che la metà delle donne italiane in età lavorativa non abbia un lavoro è uno spreco e un allarme sociale tanto quanto che non abbiano lavoro i giovani dei due sessi. Non vogliamo fare guerre fra poveri: ma non possiamo neanche accettare in silenzio che, nel mezzo delle fanfare su quanto importanti siano le donne, si sia fatto, intanto, un piccolo passo indietro. Ma c'è secondo me un problema ancora più serio: dobbiamo tutti convincerci che oggi il lavoro non lo crea il Ministero del lavoro. Non lo crea il governo. Venti anni fa era diverso. Venti anni fa i più importanti economisti mondiali guardando ai dati Europei e Italiani avevano scoperto la cosiddetta "isteresi", cioè il fatto che quando l'economia incontrava un ostacolo, era lenta a ritrovare la strada della crescita perchè il mercato del lavoro era "rigido", era regolato male, da leggi errate. Era difficile assumere, c'era un solo tipo di contratto di lavoro consentito, era difficile licenziare, era difficile aggiustare gli orari di lavoro, c'erano indicizzazioni dei salari che li rendevano incomprimibili. Era prima del pacchetto Treu, prima della Legge Biagi, prima di una ridefinizione della giurisprudenza che oggi ci dà oltre 40 tipologie di contratto atipico, prima che i sindacati dimostrassero la loro disponibilità e comprensione dei fenomeni della globalizzazione che ora, salvo qualche frangia, hanno perfettamente chiari. Allora la mancanza di flessibilità portava disoccupazione. Oggi questa flessibilità c'è. Tutto il lavoro che si poteva creare per quella via, poco o molto che fosse, è già stato creato. Il bisogno di flessibilità delle imprese è già stato soddisfatto. Quaranta anni fa era ancora più diverso: bisognava creare quello Stato sociale, scuola pubblica, ospedali, infrastrutture, il governo assumeva direttamente una massa di impiegati pubblici. Era un'altro mondo, un'altra economia, un'altro pianeta Terra. Oggi gli occupati nel settore pubblico non possono aumentare di numero. Non si saprebbe dove prendere le risorse, chi tassare. Bisognerebbe, anzi, riuscire a snellire la burocrazia della P.A. senza peggiorarne i servizi. Come si crea lavoro oggi? Il lavoro non si crea prelevando denaro alle imprese nella forma di tasse e ridandolo alle imprese nella forma di incentivi. Con questo metodo si fa solo un pò di redistribuzione - verso i giovani , abbiamo visto, e non verso le donne. Il lavoro si crea solo in un modo: producendo beni e servizi che il pubblico pagante (sottolineo pagante: che ha soldi in tasca) vuole comprare, perchè sono di alta qualità, perchè sono di basso costo, perchè soddisfano bisogni vecchi e nuovi. Sul basso costo non possiamo più competere, l'ingresso della Cina e degli altri Brics ce ne ha tolto la possibilità. Possiamo e dobbiamo competere sulla qualità, sulla novità, sulla creatività, sulla bellezza: su quelli che sono già da ora i punti di forza dell'Italia. Gli investimenti nell'istruzione sono tutti investimenti in lavoro. Se potessimo dovremmo mettere più soldi nelle tasche della gente. Difficile nell'attuale contesto politico Europeo, ma io sarei favorevolissima ad allentare i parametri del Patto di stabilità e consentire il deficit al 7% e il debito al 120% del Pil. Sono convinta che l'inflazione di questi tempi non sarebbe un grosso problema. Ma come sempre, la politica democratica non può che fare quel che gli elettori chiedono. Nell'ultima campagna elettorale gli elettori hanno chiesto al governo due cose: la sinistra lavoro, la destra niente IMU. Tutte e due le richieste erano sbagliate - l'IMU ho spiegato perchè in uno scorso blog, il lavoro perchè darlo non è più compito e possibilità del governo. Ma cosa poteva fare un governo se non darci quel che avevamo chiesto? Non ci possiamo lamentare, tirem'innanz.
Tre giudici donne Tre giudici donne condannano Berlusconi, e il Foglio online di Giuliano Ferrara si chiede: ma visto che sono tutte donne, saranno imparziali? Che bella domanda, che domanda pericolosa, attenzione Berlusconiani perchè con domande come questa si scivola su una china che può essere pericolosa, che può portare lontano! Grondano sessismo i commenti acidi di tanti Berlusconiani irriducibili. Chiamano le giudici "le gentili signore"; vanno in piazza dicendo "Siamo tutti puttane". Bene, siete puttane. Dov'è il problema? Di molti di voi lo sapevamo già, lo avevamo già sospettato che le vostre penne fossero in vendita. Del resto, così va il mondo. Se ora lo dite voi stessi, alto e chiaro, non possiamo che dirci d'accordo. Ma credevamo che avessimo convenuto, noi e voi, che il mestiere di prostituta, escort, puttana, è un mestiere come un'altro, ciascuno è libero di vendere quel che meglio crede, e sarebbe moralismo dire il contrario. Da economista, credo nei vantaggi del libero scambio. Come parte di Se Non Ora Quando, vi garantisco che non ce l'abbiamo con le escort, non ce l'abbiamo mai avuta con loro. Ce l'abbiamo con chi le paga, specie se sono minorenni. E allora perchè si dovrebbe ritenere incongruo, pazzesco, eclatante che voi siate puttane come tutti? Cosa avete contro le puttane? Ma la vostra domanda sull'imparzialità delle giudici femmine, che viene fatta per sessismo, ha delle conseguenze importanti. Io vi rispondo di si, certo che si! Certo che esiste il rischio che tre giudici femmine non siano imparziali nel giudicare un maschio. Come esiste il rischio che tre giudici maschi non siano imparziali nel giudicare una femmina. Come esiste il rischio che dieci saggi tutti maschi non riescano a vedere il punto di vista femminile circa le questioni di cui discutono. Come esiste il rischio che un sistema scolastico con il corpo docente totalmente femminilizato sia incapace di educare adeguatamente adolescenti maschi, e sarebbe ora di imporre che le scuole avessero il 50% di insegnanti di ciascun sesso -con lo stesso stipendio naturalmente, visto che fanno lo stesso lavoro. Si riqualificherebbe subito la scuola italiana, se si imponesse il 50 e 50. I governi, i parlamenti, e i collegi giudicanti andrebbero tutti costruiti tenendo conto che l'essere umano esiste in due versioni, maschio e femmina, e che nessuno dei due sessi è inferiore o superiore all'altro, ma sono diversi. Però non potete indignarvi solo quando capita a Berlusconi di incappare in un collegio giudicante monosesso. Dovete d'ora in poi mettere in dubbio l'imparzialità anche nei convegni in cui parlano solo relatori maschi, o al massimo una donna sparuta; dovete obiettare alle redazioni delle riviste scientifiche solo maschili che pubblicano preferibilmente articoli di maschi; opporvi ai consigli di amministrazione in cui si entra solo in giacca e cravatta - e il partito di Berlusconi ha pensato bene di non ricandidare la deputata che ha fatto passare la legge che, in questo, ci mette in linea con l'Europa. Dovete costruire insieme a noi una democrazia duale. La giustizia, comunque, in tutte le grandi rappresentazioni religiose, è una dea femmina. Dalla egiziana Maat , che pesava l'anima contro la piuma, alla nordica Syn, dea della giustizia e della verità, alle varie personificazioni della nostra mitolologia greco-romana, Dike, Themi , Nemesis, Astrea, la giustizia è sempre stata una donna armata di spada e bilancia. La fiducia all'imparzialità femminile nel giudicare ha radici antiche. In questo caso ben riposte, e dure da scalzare anche dall'apparato mediatico del nostro Cavaliere. Ospitato anche su Huffington Post.it grazie
L' Imu è una tassa bellissima, e vi spiego perchè. Da economista, non ne posso più. Continua questa discussione su IVA e IMU - se ci siano le risorse nel bilancio dello Stato per evitare l'aumento dell'IVA e per cancellare l'IMU. Come se le due fossero la stessa cosa! Vorrei cercare di spiegarvi perchè non sono equivalenti, e convincervi che piuttosto che innalzare l'IVA, è perfino meglio aumentare l'IMU sulla seconda casa, altro che cancellarla! Abito in un grande condominio di appartamenti ex-Inps, di 130 unità. Ce ne sono una ventina vuote. Se la sera guardate gli edifici illuminati, vedrete i buchi neri, le tante case dove non abita nessuno. l'Italia è un paese in cui proprietari di seconde case, anche non di vacanza, decidono di non affittarle. Hanno anche qualche buona ragione: visto che giustizia civile funziona malissimo, il rischio di non vedersi pagare il dovuto o di non riavere l'appartamento è elevato. Bene, direte voi, ma se uno ha un'appartamento può farsene quello che vuole, perchè glielo devono tassare? La risposta è: perchè abbiamo deciso, tutti insieme, che qualcuno deve essere tassato. Se non saranno i proprietari di appartamento, tassato sarà qualcun altro. Tutte le volte che sentite dire "L'Italia vuole restare in Europa, l'Italia onorerà i suoi impegni", questo vuol dire che si accetta che il governo dovrà tassare qualcuno per poter ripagare il debito. Questo lo accetta anche Berlusconi. E fa bene a farlo. Primo, perchè il debito lo hanno fatto liberamente governi italiani democraticamente eletti, e se oggi il governo italiano devesse non pagarlo, nessuno investirebbe più in Italia per anni; secondo perchè abbandonare l'Europa e fare a meno dell'euro sarebbe una catastrofe economica difficile persino da calcolare. Allora: quel tanto di tasse il governo lo deve raccogliere. Può farlo in tanti modi: quello che cambia è chi, fra i cittadini, sarà chiamato a pagare. Vediamo quindi chi è che paga con l'IMU sulla seconda casa, e chi è che paga con l'IVA. L'IVA, la danno al fisco quelli che vendono qualcosa, cioè i commercianti e i prestatori d'opera. Ma i commercianti, per pagare l'Iva aumentata, aumenteranno il prezzo di quello che vendono, e quindi l'IVA la pagano i consumatori. I quali, visto che tutti i prezzi salgono, consumeranno tutti di meno. Se non c'è domanda di beni di consumo, le imprese chiudono e licenziano. Inoltre, I prezzi sono saliti per tutti alla stessa maniera, ma i poveri saranno colpiti molto più dei ricchi. Perchè i poveri consumano una gran parte di quel che guadagnano. I ricchi invece, consumano solo una piccola parte di quel ce guadagnano. Quindi, una tassa come l'IVA colpisce una gran parte del reddito dei poveri, una piccola parte del reddito dei ricchi, e deprime l'economia. Tecnicamente si dice: è un'imposta fortemente regressiva. Invece, chi possiede un secondo appartamento non è esattamente povero. In più, se prima lo lasciava sfitto, ora che deve pagare l'IMU deciderà che forse è ora di affittarlo, per rifarsi delle spese. Se verranno offerte sul mercato più case da affittare, gli affitti scenderanno, e le persone meno abbienti potranno permettersi di affittare case migliori. Per te che sei un cittadino normale, con un reddito medio basso, che non ha molte seconde case o ville in Costa Smeralda, è comunque molto meglio pagare l'IMU su quel solo appartamento che il nonno ti ha lasciato, che non se, per trovare quei soldi che anche Berlusconi è d'accordo a raccogliere, ti aumentano 'IVA su tutti i consumi. Però naturalmente dell'IVA il cittadino se ne accorge solo perchè ogni tanto c'è qualche furbacchione che gli propone di non pagarla e di fare qualche pagamento più grosso in nero. Non si accorge che l'IVA è anche sul caffè al bar, sulla frutta e verdura, sulle scarpe. Si è accorge bene, invece, di quei brutti foglietti blu, che doveva pagare per forza entro una data scadenza, per cui doveva togliersi di tasca denari che magari non aveva, per poter tenere sfitto l'appartamento che il nonno gli aveva lasciato e che sta conservando per il matrimonio del proprio figlio. E quindi è più facile raccogliere voti strillando che l'IMU è una tassa iniqua. Chi si è contro l'IMU, lo è per uno di due motivi: o perchè non ha capito che ogni altra tassa sarebbe peggio, e che nessuna tassa, in questo momento sarebbe peggio ancora. Oppure perchè è un irresponsabile demagogo che, pur di ottenere più voti, inganna quelle persone che poco sanno di economia e di tassazione. Berlusconi strilla contro l'IMU per guadagnarsi i voti di cui ha bisogno per salvarsi dai giudici. I voti li ha presi, e questo governo è ora vincolato al taglio dell'IMU, e quindi aumenterà l'IVA a danno dei meno abbienti. Capito perchè, da economista, non ne posso più, e mi metto le mani nei capelli? Post ospitato anche su Huffington Post Italia - grazie!

domenica 20 maggio 2012

L'alba di un mondo nuovo

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L’alba di un mondo nuovo
17-05-2012 17:23:43 ARTICOLI NAZIONALI SNOQ
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di Elisabetta Addis Comitato Promotore Se Non Ora Quando
Grazie, Hollande! La Francia ha dato a tutti i paesi democratici un segnale che sarà difficile ignorare in futuro. La democrazia comincia dal due, come ci ha insegnato un’altra francese. Comincia dal riconoscimento che l’essere umano esiste in due versioni diverse ma equivalenti, entrambe necessarie per la gestire, condurre, governare al meglio la comunità degli umani. Il governo per metà fatto di donne ci mostra che là, una parte sostanziosa della popolazione e della cultura, ha acquisito quel che qui ancora si fa fatica perfino a dire. E cioè che le donne hanno non soltanto lo stesso potenziale, ma anche ormai competenze quanto l’altro sesso. Solo che sia uomini che donne non sempre riescono a vedere e valutare la competenza e l’eccellenza quando essa appare in un corpo femminile, come dimostrano ricerche su ricerche. Il 50% a ciascun sesso in tutti i luoghi in cui si decide: è semplicemente una misura necessaria per rompere questa barriera di svantaggio, e per sfruttare appieno le competenze e la diversa saggezza dei due sessi.
E’ vero, due grandi donne sono stati sconfitte nel corso del tempo lungo il percorso che ha portato di nuovo la sinistra all’Eliseo. Una è Segolene Royal, la madre dei figli di Hollande, che perse contro Sarkozy. L’altra è Martine Delors Aubry, che ha perso le primarie contro Hollande e che era in pole position per la presidenza del consiglio dei ministri. La Aubry, madre delle 35 ore, un provvedimento indubitabilmente a favore delle donne, non ha accettato un ruolo secondario e non entrerà nel governo. Ma forse anche questo è stato un ingrediente che ha reso possibile e necessaria questa scelta del 50%: sul piano del simbolico, il risarcimento dovuto alle donne per queste due sconfitte doveva essere almeno il mantenimento della promessa elettorale.
Sembriamo lontani secoli dal mondo politico italiano, in cui sul tema della partecipazione delle donne ai luoghi decisionali si è spesso barato. Si è barato gravemente, scegliendo di candidare e fare eleggere non solo donne competenti ma anche donne notevoli solo per la loro avvenenza, quando non addirittura per la disponibilità sessuale. Si è barato anche un pochino quando le donne nelle liste sono state usate per dare segnali di gioventù e rinnovamento, scavalcando con cura le anzianotte competenti. Perfino il nostro integerrimo Monti: con tutta la stima e il rispetto che ho per la competenza e l’intelligenza di Elsa Fornero, tuttavia mi sono domandata, quando la ha scelta come ministro del lavoro, se Monti non abbia considerato che, dato che bisognava rifilare alle donne italiane la bella sòla delle pensioni innalzate di botto – forse necessaria, ma comunque una sòla- era utile e prudente farlo fare ad un’altra donna.
Ma ora si apre un mondo nuovo. Sarà difficile per tutti gli schieramenti politici anche in Italia giustificare perché non possono fare come la Francia. E se fosse necessario, Se Non Ora Quando sarà qui a ricordargli che non è giustificabile. Il 50% a ciascuno dei due sessi in tutte le posizioni decisionali è un principio generale e importante, che piano piano si sta facendo strada, e sta già modificando le istituzioni politiche per adattarle a contenerlo. Trenta anni fa, quando le donne della mia generazione hanno iniziato l’ultima ondata di movimento delle donne, negli anni ’70, un risultato come quello del governo francese di oggi era un’utopia. Oggi è un fatto. Oggi per noi tutte e per le nostre figlie è davvero un bel giorno: credo, e spero, che sia proprio un giorno che resterà nella storia.

sabato 18 febbraio 2012

Di Nuovo Sul Blog

Da più di un anno che ho smesso questo tentativo di Blog. Lo riprendo ufficialmente oggi, stimolata da quanto dice sul suo blog Marina Terragni. Di fronte alla sordità mediatica sul tema dell'immagine della donna e della sua dignità, sordità che si è mostrata insieme alla farfalla tatuata sull'inguine di Belen a Sanremo, i blog hanno un compito specifico.
Bloggare per alimentare la resistenza che si è espressa anche il 13 febbraio contro lo speciale tipo di maschilismo italiano sviluppato dal berlusconismo. Il quale purtroppo non se ne andrà da solo.
E' stato un anno passato a cercare di lavorare insieme ad un gruppo di donne, Se Non Ora Quando Comitato Promotore Nazionale, che ha fatto delle cose belle e importanti.
Tutte le cose di questa terra hanno il loro ciclo, e anche Se Non Ora Quando ha un suo ciclo.
Alcune cose le ha fatte, altre ha cercato di farle e non ci è ancora riuscita. Una delle cose che non sono ancora state fatte è creare una rete organizzata stabile di gruppi di donne operanti in varie realtà, territoriali e professionali, che si coordinino in campagne di azione per ottenere ciò cui hanno diritto. Ci stiamo ancora provando, continueremo.
Per farlo ci vuole anche una seria discussione a più voci, su dove si vuole andare a parare. Questo blog parlerà innanzitutto di questo. E anche, come tutti i blog, di varia umanità.

mercoledì 8 dicembre 2010

Raperonzolo e l'ordine simbolico

Il film di animazione di Disney Rapunzel sta riempiendo i cinema per Natale, e merita un commento da parte di DiNuovo, un gruppo che si occupa della trasmissione dei valori da una generazione all’altra di donne. Disney ha ovviamente una grande responsabilità nella trasmissione dei valori da una generazione all’altra: come le generazioni dei nostri nonni apprendevano l’ordine simbolico dalle fiabe, le nostre ragazze imparano i ruoli sociali e sessuali dai cartoni animati di Disney. Nei grandi classici, Biancaneve, La Bella Addormentata, Cenerentola, le trame finora erano state sostanzialmente rispettate: c’erano le strepitose matrigne cattive, marchio distintivo di Disney, la fanciulla era adeguatamente bella aggraziata e pura, e sostanzialmente inerme davanti ai mali del mondo, il principe era adeguatamente bello e di rango sociale elevato, e destinato quindi anche a una funzione salvifica dalle grinfie. Le cattive donne adulte angariavano in vario modo la donna giovane che è incapace di difendersi, ma alla fine il bene trionfava e le nozze con il principe protettore preludevano al vissero felici e contenti.
Anche Rapunzel originariamente seguiva lo stesso schema, ma questa volta gli studi di Disney hanno deciso di intervenire pesantemente sulla trama, pur mantenendone alcuni elementi caratteristici. Nella trama originale, quando la regina è incinta desidera mangiare i ravanetti dell’orto della strega, che si chiama dama Grothel. il re glieli va a prendere ma viene sorpreso e per potersela cavare promette di consegnare la figlia nascitura alla strega, la quale essendo vecchia e infertile ha bisogno di una giovane servetta, che relega a fare le faccende nella torre. Nella storia di Disney, non ci sono ravanetti, c’è un fiore magico che solo può salvare la vita alla regina. E’ in possesso di dama Grothel che lo usa, egoisticamente, per conservare se stessa sempre giovane e bella, per non invecchiare, e quindi anche per non morire lei stessa. Non si capisce bene perché, secondo Disney, dovrebbe invece offrirlo altruisticamante per salvare la vita alla regina. Comunque, visto che lei non lo fa, i soldati vengono mandati e le sequestrano il fiore. La regina viene guarita, e le magiche proprietà ringiovanenti del fiore si trasferiscono nei capelli della bimba. Per questo Dama Grothel rapisce di notte la piccola e la sequestra nella torre, dove quando la pettina ottiene nuovamente di poter tornare giovane. E’ l’ossessione per il corpo giovane e bello che diventa la radice del male.
Alla radice del male nella fiaba c’era invece una trasgressione , un diritto violato: l’orto apparteneva alla strega. Nel cartone c’è una lotta tra due egoismi, quello della regina e quello della strega, o forse lo scontro tra due pulsioni di vita, quella della regina e quella della strega. E alla fine ci viene mostrato che questo è uno scontro fra due stili di vita, quello della regina che è madre e che è accoppiata a un vecchio e saggio Re che ama sia lei sia la sua bambina, messo in contrasto con lo stile di vita della donna sola che vuole rimanere eternamente giovane e tenersi tutto per se. Il primo trionfa, il secondo porta alla dannazione. Ci si chiede spudoratamente di parteggiare per un lato, ma all’inizio del film non ci si spiega bene perché, salvo perché è il lato dei kalos k’agathos;, e alla fine del film la sconfitta della strega che cade nel suo stesso precipizio diventa essa stessa la ragione che giustifica il nostro parteggiare per la regina e per la principessa sua erede: i vincenti hanno sempre ragione e i perdenti hanno sempre torto.
Nel cartone si prende a prestito come movente della strega quello che era della matrigna di Biancaneve che era una narcisa ferita, e la competizione con la bellezza della figliastra era alla radice del suo odio. Ma qui non si capisce bene cosa sia, simbolicamente parlando, questo fiore magico: è la tecnologia usata per scopi egoistici? E perché visto che è così potente non si può dividere e non ne possono beneficiare tutti?In una storia intessuta di simboli, ce n’è uno fondamentale che non simboleggia niente…
Ma il maggior cambiamento è nelle personalità della fanciulla e del principe. La Rapunzel del cartone è tutt’altro che sprovveduta e imbelle, è una che ha i suoi sogni, i suoi progetti, e se la sa cavare da sola, se necessario a colpi di padella. Giustamente, perché le ragazze di oggi non possono riconoscersi nelle principesse di una volta, tutto look e niente smart. Magari ogni tanto ha una crisi, e oscilla colpevolizzandosi tra il ruolo della figlia obbediente e quello della donna che persegue il suo progetto, ma fondamentalmente Rapunzel di Disney è una che sa cosa vuole, e quello che vuole è andare nella scena pubblica, vuole andare a vedere le lanterne che in suo ricordo ogni anno i veri genitori lanciano nel cielo, vuole prendersi il suo posto nel mondo, non certo di rintanarsi in un’altra torre di tipo matrimoniale.
Il principe invece non è un principe: è un ladruncolo, piuttosto infingardo, che anche nel corso del film non compie alcuna particolare prodezza, anzi, cerca di svignarsela appena può. La sua virtù principale è di essere di bell’aspetto, e forse di avere un certo senso dell’umorismo. Si svela anche che in realtà cerca di fare il guappo perché era un bambino abbandonato e timido. Solo alla fine, miracolosamente, decide di innamorarsi di lei – o comunque decidere di accettare l’opportunità certamente notevole che gli si offre: di venire da lei risuscitato quando è già morto, e di potere infine impalmare una principessa, lui che, socialmente parlando, non era nessuno. Insomma, un toyboy, un bamboccione che per fortuna incoccia in Rapunzel, altrimenti per uscire dalle sue difficoltà non aveva trovato di meglio che la scorciatoia di mettersi a fare furti con destrezza dei brutti ceffi, e chissà come finiva.
Insomma lo schema è: non è che c’è un vero motivo per innamorarsi e convolare a giuste nozze formando una nuova coppia, salvo che è l’unico modo per venir fuori dalle grinfie delle madri iperprottive e/o ipernarcisiste, e che gli uomini sono tanto carini, un po’ sciocchi, e hanno bisogno di ragazze in gamba come noi. E poi qualcosa nella vita bisogna pur fare, perché non si può vivere senza sogni: tanto vale, l’amour!
Mia figlia di 13 anni era molto contenta all’uscita del film. Io ero un po’ irritata per l’attacco eccessivamente plateale alla vecchia strega single. Ma soprattutto ero un po’ perplessa: i principi si trasformano in Re, ma come diavolo farà il nostro furbetto perdigiorno a trasformarsi in un venerabile uomo di governo come è suo suocero? E’ chiaro che non è in grado di farlo, e le ragazze di oggi sono abbastanza accorte da capire che da queste premesse risulta che toccherà a loro essere re e regine insieme, essere regine senza ma senza un vero re come un tempo al fianco, essere insomma donne adulte autonome e sole, ancorchè formalmente accoppiate..
Oppure succederà qualcosa, qualcosa sul mercato del lavoro, qualcosa nelle carriere, qualcosa nei soffitti di vetro, una vera magia che trasformerà quel simpatico bamboccio in un Re e la nostra Rapunzel in una mite regina consorte? Staremo a vedere: per adesso, Rapunzel ci trasmette il senso di un ordine simbolico” in mezzo al guado”: che sta evolvendosi, ma ancora non si sa verso dove. Il cavallo, il camaleonte, la feccia che sogna sono gustosissimi,e se siete interesati all’evoluzione delle relazioni di genere vale la pena di andare a vedere Rapunzel.

domenica 31 ottobre 2010

Da Daniela De Pietri, una riflessione su Ruby

Ieri è arrivato, nella mia posta di consigliera comunale. il curriculum di Assmaa Bou…... nata a Casablanca nel 1992. E’ arrivata in Italia all’età di 10 anni con la sua famiglia. Assmaa dopo la scuola media ha frequentato un istituto professionale per tre anni e a 16 anni ha iniziato a cercare lavoro.

Assmaa è orfana di madre (è morta di cancro al seno nel nostro ospedale 4 anni fa ), ha tre fratelli di cui una, la più piccola, con la sindrome di Down. Assmaa è intelligente, bella, divertente . Assmaa , se si tralasciano alcune esperienze lavorative come cameriera o aiuto-parrucchiera, non riesce a trovare un lavoro, come le tante figlie italiane e immigrate di un paese immobile, crudele e ancora asservito a vecchi clichè.

Assmaa è Ruby. Ruby è Assmaa.

Sono queste le scelte che hanno davanti a sé le giovani donne immigrate dal Nord-Africa.
Mi sorprende e mi delude che nessuno/a proprio nessuno/a di quelli che scrivono sui giornali non abbia speso due righe della propria pietas nei confronti di una giovane donna, immigrata quando era bambina dal proprio paese, affidata a una comunità e con evidenti disagi, che è stata sfruttata, tradita e usata da uomini e donne laidi e potenti.

Nosheen, 20 anni, pakistana, è ancora in coma, massacrata dal fratello che voleva farla sposare a un cugino di 50 anni.

Nosheen è Ruby, Ruby è Nosheen

Dipende da chi incontri sulla tua strada .

Se non dimostreremo che c’è anche un altro mondo fatto di diritti, di rispetto, di merito, di ambizione, di accoglienza, queste giovani figlie saranno sempre preda di un orco che, travestito da benefattore le renderà schiave